La Storia

Il Museo Archeologico Eno Bellis di Oderzo raccoglie le testimonianze dell’antica Opitergium, importante centro economico ed amministrativo in età veneta antica e romana: aperto al pubblico nel 1881, ha oggi sede nella Barchessa di Palazzo Foscolo.

Il percorso espositivo si sviluppa cronologicamente a partire dalla sezione preromana, che offre una documentazione di notevole pregio riferibile all’abitato Veneto e raccoglie alcune testimonianze epigrafiche in lingua venetica, numerosi bronzetti votivi, due eccezionali terrecotte zoomorfe e la bardatura in ferro e bronzo che accompagnava la sepoltura di un cavallo.
Di grande impatto visivo è la sala dei banchi di anfore, che ricostruisce scenograficamente le principali deposizioni di anfore e ospita, oltre ad una selezione di materiali provenienti dallo scavo del cosiddetto deposito ceramico, una serie di reperti rinvenuti in alcuni pozzi romani di Oderzo. Al centro della sala, la restituzione tridimensionale degli scavi cittadini guida il visitatore alla conoscenza della città romana.

La sede del Museo

Al piano inferiore del museo sono raccolte numerose testimonianze riferibili al periodo romano, presentate per aree tematiche. Rimandano all’ambito funerario le are cilindriche, le urne in pietra e le stele, raccolti nell’ampio corridoio centrale; ad aspetti diversi della vita quotidiana sono invece riconducibili l’ampia raccolta di monete, gli elementi di decorazione architettonica, fibule, chiavi e la notevole collezione di bronzetti di età imperiale.

Conclude il percorso la sala dei celebri mosaici policromi tardo antichi, rinvenuti all’inizio del secolo scorso ed interessati in anni recenti da importanti studi, che hanno proposto una nuova lettura dell’insieme musivo, confermandone l’appartenenza alla decorazione di un’unica domus.

La Sede

La Barchessa di Palazzo Foscolo, attuale sede del Museo Civico Archeologico “Eno Bellis”, è attestata a partire dal 1679; in quell’anno l’agrimensore Giacomo Agostinetti descrisse infatti, nell’opera Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa, il complesso patrizio di proprietà del procuratore di S. Marco Alessandro Contarini, costituito da un palazzo, un giardino e due barchesse.
Qualche decennio dopo l’erudito Francesco Danioti Sanfiore descrisse come “adorna di bellissime pitture” (Memorie opitergine, 1710) una delle due barchesse; quest’ultima fu successivamente demolita in circostanze poco chiare anteriormente al 1840-41, anni di redazione del catasto austriaco in cui il fabbricato con compare più.

La barchessa superstite, fin dall’inizio adibita a stalla (“cavallerizza”), seguì le sorti del palazzo residenziale, nel frattempo divenuto proprietà della famiglia Foscolo (1840-1917), della famiglia Zava (1917-1932) e quindi di Monsignor Domenico Visintin.
Nel 1930 era stata intanto completata la notifica di vincolo artistico del Palazzo e dei suoi annessi. Ciononostante le arcate della barchessa, originariamente aperte (e documentate come tali ancora nel 1927), furono tamponate nel corso degli anni ’30, probabilmente in seguito alla decisione di adibire lo stabile a Scuola Apostolica.
Nel 1949 Palazzo e Barchessa furono cedute alla Parrocchia Abbaziale di San Giovanni Battista di Oderzo che, nel tempo, destinò la barchessa ad usi diversi: Scuola per le Missioni (1951-52), Istituto delle Dorotee – Scuole Magistrali (1954) e, infine, edificio per le attività parrocchiali, uso quest’ultimo perdurato fino agli anni ‘90.
Mentre Palazzo Foscolo fu venduto al Comune di Oderzo già nel 1970, la Barchessa fu ceduta quasi trent’anni dopo. E’ datato infatti 30.12.1996 l’atto con cui il Comune di Oderzo procedette all’acquisto dell’edificio con il preciso intento di destinarlo a sede del Museo Archeologico, allora ospitato in una palazzina nei pressi del municipio.

I lavori di restauro della Barchessa, portati a termine grazie ad un finanziamento della Regione Veneto, sono stati realizzati tra il 1997 e il 1998 sulla base del progetto dell’arch. Paolo Rosso di Oderzo e scientificamente diretti dall’arch. Roberto Nardin della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Veneto orientale.

Dal 1 ottobre 1999 la Barchessa è sede del Museo Archeologico Eno Bellis.